giovedì 19 maggio 2011

Assignment 3

Ci ho messo un bel po' di tempo prima di decidermi a commentare queste 60 pagine che ho letto già alcune settimane fa. La prima cosa che mi vien da dire è " wow quanti temi sono stati toccati!" Sicuramente questo post ha fatto riflettere, chi in un modo chi in un altro, ma ha fatto riflettere. Se dovessi dire la mia su tutto non finirei più (anche perchè la mia indole mi spinge ad essere critica e logorroica -pensate un po' che bel connubio!-), mi limiterò dunque a commentare solo la questione che più mi ha colpito: la scolarizzazione.
"Attribuisco alla scolarizzazione della società l’incapacità di cogliere il valore del
nuovo e quindi anche di Internet." Mi sembra una frase molto forte e un po' pericolosa. Generalizzare crea sempre dei problemi. Vorrei ricordare che la frequenza scolastica è da considerare un evento rivoluzionario.
Scuola vuol dire istruzione, dunque conoscenza. Se viene messo in dubbio il modo in cui questa istruzione viene fatta è un altro discorso, se ne può parlare, ma riconoscere alla scolarizzazione in sè la responsabilità della chiusura al nuovo mi sembra non solo sbagliato, ma addirittura paradossale.
Talvolta, è vero, la scuola rischia di essere solo un luogo dove il professore sfoggia la prorpia cultura senza preoccuparsi di trasmetterla al giovane e soprattutto di indirizzarlo ad un approccio critico, ma non sempre per fortuna. Io -forse per buona sorte, o forse perchè la percentuale di professori sopra descritti non è così alta- ho trovato lungo il mio cammino scolastico dei professori veramente fantastici. Non solo mi hanno insegnato molto della loro materia, ma mi hanno trasmesso la loro passione, il loro stupore e ammirazione davanti ad opere classiche e teoremi matematici. La cosa più importante però è che mi hanno trasmesso dei valori, valori per la vita. Poteva capitare leggendo i classici greci e latini, leggendo Dante, Leopardi e Manzoni, discutendo attivamente faccia a faccia sulle atrocità della guerra, sugli eventi politici degli ultimi secoli, filosofando in compagnia dei più grandi pensatori, oppure semplicemente parlando faccia a faccia.
Questo tipo di istruzione, a mio avviso, rientra in un processo più grande: quello dell'educazione.
Anche riguardo a questo ho avuti dei dubbi leggendo la sua riflessione.
"È accaduto per la conseguente scolarizzazione della
società. La famiglia non educa più, appalta l’educazione ad altri e gestisce la
giornata dei figli. I genitori sono diventati i manager dei propri figli. In parte
perché non hanno tempo ma in parte perché non hanno molto da tramandare.
Si sono interrotti i fili lungo i quali si trasmetteva il sapere, di generazione in
generazione."
Forse rientrerò sempre in quella percentuale di persone fortunate (e non voglio che questo mi chiuda gli occhi davanti a problemi diffusi nella nostra società), ma devo dire con molto più ottimismo che, a parer mio, la diffusione del sapere da generazione a generazione non si è interrotto, è solo cambiato. Certo ora non si passano più giornate intere con i nonn che ti portano con loro all'orto (anche se a volte capita comunque); ci sono gli sport il pomeriggio, lo strumento da studiare, i compiti che aumentano tutte le settimane, e la televisione che è diventata purtroppo "un' ottima baby sitter". Coi nonni  magari si sta meno tempo, ma la qualità di quel tempo non è cambiata: il modo dolce e malinconico con cui ti raccontano quanto poco mangiavano loro quando lasci qualcosa nel piatto, gli aneddotti che ti raccontano quando fai una passagiata, il modo giusto di potare i ciliegi...sono sempre gli stessi. Anche per i genitori è così, ridurli a dei manager mi sembra proprio ingiusto: devono riuscire a trasmettere ai figli conoscenze, valori, raccomandazioni e tanto affetto...tutto questo con meno tempo a disposizione e con dei figli che hanno molte più distrazioni.
Insomma sono riuscita ad essere logorroica anche avendo provato a fare una selezione di cose da dire....

Nessun commento:

Posta un commento